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LE NOSTRE RADICI

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n.b.: è spesso molto difficile trascrivere alcuni suoni del nostro dialetto, in quei casi s'è cercato di renderli al meglio..

VOCI DI ORIGINE FRANCESE

Abbrèra, erica (fr. brujère). Mangiasùmi, prurito, voglia (ant. fr. mangeoison).
Ammunzellhàri, ammucchiare, ammassare (fr. amonceler). Mantugàri, nominare (fr. ant. mentevoir).
Arripatu, pieno di rughe (fr. riper, raschiare <germ. rippen). Marvìzza, tordo (fr. mauvis, specie di tordo).
Attàccia, chiodo da scarpe (fr. attache). Mbite, cumbitè, olive conservate in acqua salata (fr. fruits confits).
Bagghjòlu, secchio dei marinai e dei muratori (prov. boniòn). Mercu, marchio, cicatrice, bersaglio (fr. ant. merc, segno).
Bagghju, cortile (di una casa) (fr. bail, cortile del castello). Millàrda, anitra selvatica (fr. malard).
Bajàrdu, barella(fr. bayart). Mingiòia, nicchia con immagine di un santo (ant. prov. mingioia, pila di pietre per segnale, ant. fr. monjoie, grido di guerra; cfr. Mingioia contrada a Samo e a S.Luca).
Ballhòttula, donnola (fr. belette, fr. dial. belotte). Miriàna, fortuna, lucertola che entra in casa creduta di buon augurio (fr.fèe Mèrienne = fata meridiana).
Bastàsu, facchino, grossa nave principale (fr. ant. bastais, facchino, gr. mod. bastàsos). Monèsta, traccia lasciata dalla selvaggina (ant. fr. moneste, danno, torto).
Bròccia, forchetta (fr. broche, forca). Motta, zolla di terra, eminenza di terra con un castello in cima; si usa soltanto in nomi di paesi (Motta San Giovanni, Motta Bubalina) (fr. motte, zolla di terra).
Bruvèra, erica (fr. bruyère). Mpàmparu, pesce pilota, fanfano (fr. fanfre).
Bùggia, tasca (fr.bouge). Mpigna, grossa pelle con cui si forma il tomaio delle scarpe dei contadini (fr. empeigne).
Catugghijàri, solleticare (fr. chetoulliller). Mpruntàri, imbattersi (fr. emprunter).
Cervellhu, caprettu (dopo tre mesi) (fr.ant. chevrel). Nrollhu, ndròngulu, semplicione mezzo scemo (fr. drole).
Cervùni, correntino su cui si pongono le tegole (fr. chevron). Ndullha, salsiccia ripiena di pezzetti di carne e di budella tagliuzzate solitamente cotta con le fave fresche (fr. andouille, specie di salsiccia).
Chaùni, specie di dolce (preparato di farina, uova, miele e ricotta) che si fa a Pasqua (Antonimina) (fr. ant. flaon<lat. volg. *fladone di base germanica). Ntrigghja, membrana che copre l'intestino tenue usato per avvolgere e insaporire il fegato del maiale da arrostire (fr. entrailles).
Cimurrìa, catarro nasale del cavallo o di altri animali, raffreddore, inquietudine, malumore (fr. ant. chamoire, moccio). Parpàgnu, qualunque strumento di eguaglianza usato dai muratori e falegnami (fr. parpaing).
Ciurmàri, affascinare (fr. charmer). Percia, stanga, pertica per abbacchiare olive, noci, ecc. (fr. perche).
Culuprèna, pianta purgativa delle cucurbitacee, Bryonia dioica (fr. couleuvrèe). Ha effetto fortemente diarroico. I pastori, come facevano con il "cammarùni", altra pianta velenosa, la seccavano, la riducevano in polvere finissima, che mischiavano al latte o al siero, che offrivano, per vendetta, a chi aveva arrecato qualche danno al gregge. Perciàri, bucare, perforare (fr. percer).
Custurèri, sarto (fr. costurier). Pitùsu, puzzola (fr. putois).
Croccu, uncini, gancio fr. croc, uncino). "Ncroccai tuttu", si usa dire da parte di chi, colpito da forte artrosi lombare, si riduce in posizione ricurva. Pranzùne, pollone, getto nuovo di un albero (fr. plancon, pollone che si trapianta).
Cunortàri, confortare (prov. o catal. conorter). Prejàri, rifl. rallegrarsi, dar segni di gioia (fr. ant. preiser).
Farbètta, specie di uccello insettivoro (fr. fauvette, specie di capinera). Puzzunèttu, pentola di creta per cuocere i legumi (fr. ponconnet).
Fèngia, dispetto, odio, astio (fr. ant. hainge, odio). Racìna e rocìna, uva (voci che trovano la corrispondenza esatta nella doppia forma ant. raisin e roisin).
Filèsa, frana (fr.falaise, roccia scoscesa < germ. falisa). Sàja, gonnella, veste delle contadine (prov. saia, sottana, veste di lana).
Fòrgia, fucina, luogo dove lavora il fabbro ferraio (fr. forge). Scagghjuni, zanna (fr. ant. escaillon, dente di cavallo).
Frosa, frittata fatta di farina ed acqua (fr. dial. frouce, purè). Scarda, scheggia di legno o altro corpo (fr. ant. escarde).
Frùsinga, porcella che non ha ancora figliato (fr. ant. fressange <germ. friskinga, porchetta). Scifunèra, armadio accostato al muro con uno sportello a specchio (fr. chiffonnière).
Fumèri, letame (fr. fumier). Screncu, magro, gracile (fr. ant. esclenc, di mano manca, debole <germ, slink, sinistro, mancino).
Fùngia, grugno del maiale (fr. dial. fougne). Staccia, pertica per sorreggere i rami molto carichi di frutta, palo con ramo laterale usato dai pastori per appendervi la caldaia sul fuoco (ant. fr. estache, palo).
Gaffa, ferro piegato in quadro che serve da spranga (fr. gaffe, gancio). Tàccia, macchia (in genere sulla corteccia degli aranci) (fr. tache, macchia).
Gambèllhu, legno biforcuto su cui si appendono i maiali per squartarli in due parti (ant. norm. gambier). Tàju, fango (fr. medioev. tai).
Giugnettu, luglio (fr. ant. juignet, figlio di giugno). Il mese di luglio prende il nome di giugnettu sul modello francese. In seguito alla facile confusione fonetica tra junius e julius si ricorse in Francia per designare luglio al dimin. ant. fr. juignet, il "piccolo giugno", "il discendente di giugno". Trempèri, bacchetta che serve per tenere distesa la tela durante la tessitura (fr. dial. templier).
Glimpia, a. 1211 in un atto notarile di Gerace come nome di indumento (ant. fr. guimple, ornamento muliebre della testa). Truscia, involto, fardello di robe, pezzuola con la colazione che il contadino porta con sè in campagna (fr. trousse).
Guccerìa, macelleria (fr. boucherie). Tuma, la pasta fresca del formaggio prima che sia messa nelle forme (prov. toma, sorta di cacio).
Guttera, grondaia (fr. gouttière). Tumbàri, cadere, capovolgersi (fr. tomber).
Jìffula, schiaffo, ceffone (fr. gifle). Vinèllha, vicolo (fr. venelle).
Jotta, modo di cuocere certi cibi in brodetto (fr. ant. jotte, minetra di verdure).
Licciàta, specie di siero che resta nella caldaio dopo l'estrazione della pasta per il formaggio e che; unito ad altro latte puro, serve per fare la ricotta (prov. lachada).

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