matrimonio | 1 | 2 |
Il pranzo nuziale si svolgeva presso
la casa della sposa ed era a base di maccheroni, pasta di "zziti",
carne di capra e di vitello, dolci fatti in casa. Come bevanda si faceva largo
uso di vino.
Tra balli, canti e suoni di "organèttu e tamburèllu",
con accompagnamento a volte di una chitarra e di una "ciaramèllha",
la festa continuava sino a tarda sera e si concludeva con i tradizionali regali
agli sposi da parte degli invitati.
Gli sposi, quindi, si recavano nella
loro casa accompagnati da parenti ed amici, alcuni dei quali rimanevano fuori
tutta la notte a far loro la serenata.
Sulla soglia inghirlandata della
casa la sposa veniva sollevata dallo sposo, in quanto era giudicato di cattivo
augurio che ella inciampasse mentre lo oltrepassava.
Ma non sempre le cose
andavano come appena descritto. Se i due sposi erano molto poveri o uno di essi
era alle seconde nozze, perchè rimasto vedovo, la cerimonia nuziale si svolgeva
all'alba e per l'occasione venivano invitati solo i parenti stretti.
Riportiamo una delle tante serenate cantate in onore degli sposi: |
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Venimmu mu cantamu a chisti zziti, | |
pari ca di lu celu su' calati. | |
La zita è bellha, già vui lu sapiti, | |
ma di lu zzitu non vi lamentati. | |
Figghjòla, masculàra mu nesciti(1), | |
commu nto cori vostu disijàti. | |
E lu Signuri mu vi fa campari | |
cchjù di cent'anni pemmu vi goditi. |
1) Masculàra: destinata a partorire figli maschi.
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