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DALL'800 AL 900

     La questione della lingua continuò con il sacerdote veronese Antonio Cesari. Egli col Purismo aprì un nuovo capitolo, sostenendo la toscanità della lingua, e pubblicò una nuova edizione del Vocabolario della Crusca. In esso trovarono posto solo scrittori del Trecento.
     Il Giordani, in cui politica e lingua assunsero una forte valenza patriottica, propugnò come ideale linguistico, l'unità della lingua del Trecento e dello spirito dei Greci con lo spirito moderno.
     Il Monti e il Perticari erano per un linguaggio aperto, seppure moderatamente, alle innovazioni imposte dalla necessità dei tempi.
     I romantici sostennero il nuovo modo di far poesia, legato in specie al concetto del Cesarotti, secondo cui la lingua è in continua evoluzione. Propugnarono il legame tra lingua e nazione e riconobbero il diritto di cittadinanza dei dialetti, paragonabili alla lingua italiana. Il Porta a Milano ne fu un esempio positivo.
     Il Manzoni si occupò della questione della lingua con amore, dottrina e vasta preparazione, esponendo le sue idee nei seguenti scritti: "Della lingua italiana" intorno alla quale lavorò per molti anni, che però lasciò incompiuta. "Dell'Unità della lingua e dei mezzi di diffonderla" che era una relazione al ministro Broglio, che aveva posto quel quesito a una commissione presieduta dallo stesso Manzoni. Le due lettere a Ruggero Bonghi, una "Intorno al De Vulgari Eloquentia" e l'altra "Attorno al vocabolario" "L'Appendice alla relazione", fatta al ministro e la "Lettera ad Alfonso della Valle". Soprattutto va ricordato lo scritto importante lasciato inedito e incompiuto, che doveva originariamente fare da Proemio ai "Promessi Sposi" e che nel 1925 pubblicò il Bulfaretti sotto il titolo di "Sentir Messa". Ma il libro definitivo sulla lingua italiana, pensato e meditato tutta la vita non fu portato a termine. Per il Manzoni anche i dialetti sono una lingua ma hanno l'inconveniente di essere molti nello stesso territorio e di avere una limitata quantità di vocaboli. Egli indica come lingua unitaria italiana la lingua dell'uso vivo dei ben parlanti fiorentini; se in questa lingua non si dovesse trovare un vocabolo, questo bisogna cercarlo dapprima nella Toscana, se neanche qui ci fosse, nelle altre parlate italiane e ancora, non trovandolo, nelle lingue morte ed ancora, infine, nelle lingue straniere.
     La Teoria Manzoniana, che ebbe molta fortuna, determinò il vero avviamento della prosa italiana moderna, ancora oggi manzoniana, sebbene liberata da ogni rigido toscanesimo e illuminata da dottrine linguistiche più profonde di quelle manzoniane. Il Carducci criticò la posizione del Manzoni a questo riguardo, perchè è troppo legato alla lingua toscana, mentre, dice il Carducci e  poi lo ribadirà meglio l'Ascoli, la lingua non deve essere monopolio di quella toscana, ma , perchè possa essere, oltre che di nome, anche di fatto italiana, bisogna che essa sia proprio quella parlata dalle persone colte di tutta Italia.

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