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LA PREISTORIA DELLA LINGUA ITALIANA

     Possiamo considerare come l'infanzia della nostra lingua e la sua preistoria quel periodo che va dai primi documenti in lingua volgare sino al Dolce Stil Novo. Il passaggio all'italiano non fu cosa d'un giorno, ma graduale (natura non facit saltus).
     Il 476 segna la caduta dell’Impero Romano d’occidente e con essa anche la fine della sua unità politica, amministrativa,culturale  e linguistica: dalla disgregazione dell’Impero nascono le autonomie locali (MEDIO EVO).Abbiamo testimonianza di parole  e frasi che mostrano l'influenza del volgare, sin dal quarto secolo (vd bibliografia):

  1. Nel 350 "Mesis nobe" per "menses novem".

  2. Nel 392 "Pitzinnina" per "piccinina".

  3. Nel 730 "De uno latere corre via publica" (carta pisana).

  4. Tra il VII e il IX secolo il famoso indovinello, nell'Orazianale mozarabico della biblioteca di Verona:  "Se parèba boves/ alba pratàlia aràba,/ et albo versòrio tenèba/ et negro semen seminàba." ( Trad : Da se parava i buoi,/ una bianca prataglia arava/ e un bianco aratro teneva,/ e un nero seme seminava.). Esso è il primo documento in veneto o in friulano che indica lo scrivere usando le dita, un penna, un foglio bianco di pergamena e l'inchiostro.

  5. Famosissimo scritto ufficiale in volgare si ritrova nel 960 nel placito per una causa tra l'abate di Montecassino e Rodelgrimo, circa il possesso di terre: "Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti".

  6. Sono del 1084 iscrizioni nella Basilica Inferiore di S. Clemente di Roma; a commento di una pittura, in cui due uomini stanno trasportando un a colonna: "Fili de la pute, traite.Fa live dereto o lo palo, Carvoncelle. Albertel trai."

  7. Del 1135 l'Iscrizione che era sull'arco nel coro del Duomo di Ferrara, non pervenutaci nell'originale: "Li mile cento trenta cenque nato/ fo questo templo a San Giorgio donato/ da Glelmo ciptadin per so amore;/ e tua (o mea) fo l'opera, Nicolao scolptore."

  8. Tra il 1150 e il 1171 fu scritta la "Cantilena di un giullare toscano" in ottonari monorimi.

  9. Un Contrasto bilingue, molto ingegnoso, tra un amante provenzale e una donna genovese che si pungono, ciascuno nella propria lingua, fu scritto dal poeta provenzale Rambaldo di Vaqueiras nel 1186.

Nell’XI secolo in Umbria Jacopone da Todi raggiunse risultati buoni con le sue Laudi.
     Per potere comprendere i primi passi della letteratura in volgare è necessario capire bene cosa avvenne in Europa, specie in Francia nell’XI secolo.
     In tale secolo nascevano due letterature neolatine (denominate in base alla traduzione della parola si), una nella Francia meridionale detta d’OC o provenzale o occitanica e una nella Francia settentrionale detta d’OIL o oitanica.
     Notevole, all'inizio dell'XI secolo, fu l'influsso degli Arabi nelle scienze e nella filosofia. Dalla Francia arrivò la riforma monastica. Si approfondì lo studio delle arti liberali e della teologia. Tuttavia è interessante notare come tra l'XI e il XII secolo s'incominciassero a delineare delle differenze tra il nord Italia e il Sud Italia; nel primo si svilupparono i liberi comuni, l'altro prima se lo spartirono Bizantini, Longobardi, Arabi poi lo unificarono i Normanni a cui seguirono gli Svevi. In mezzo stava la Toscana che, grazie alla sua posizione, avrebbe fatto da mediatrice nella formazione della nuova lingua.
     La lingua d’OIL influenzò la nostra letteratura nel veneto con le opere di Bonvesin Da La Riva (1240 – 1313) e di Giacomino Da Verona (seconda metà del XIII secolo).
     Il punto di forza del volgare verrà assunto in Toscana. L'Europa del XII secolo fu dominata dalla cultura francese. In francese scrive il maestro di Dante Brunetto Latini  e in Provenzale Sordello di Goito.
     Il latino continuò  a esistere come lingua della Chiesa, della Scienza e del diritto. In Italia l’affermazione del volgare scritto arrivò con ritardo, rispetto alla Francia, e solo nel XII secolo.
Presso di noi si sviluppò soprattutto la poesia provenzale, ritenuta più adatta alle rime.

     Questo secolo vide anche un grande uomo politico (sigh!, cosa rara ai nostri tempi!): Federico II. Egli si circondò di uomini di cultura e anche dei dotti arabi e musulmani. Per sua volontà nacque la "SCUOLA SICILIANA".Essa fu costituita da intellettuali e rimatori che riuscirono a fondere elementi arabi, indigeni, tradizioni franco-normanne, con motivi della poesia lirica provenzale. I poeti quasi tutti funzionari di stato privilegiarono solo i temi dell’amore cortese e la poesia fu un momento d’evasione. Con essa tutta la letteratura in provenzale venne tradotta in siciliano, nel siciliano dotto, un siciliano illustre nobilitato e ripulito dalle espressioni più popolari. Usarono come strumento il volgare dell’isola, abbellendolo, modellandolo sull’esigenze del latino e arricchendolo di molte parole provenzali tradotte. Con la scuola siciliana ebbe inizio la tradizione della letteratura italiana, ad opera di alcuni cortigiani come Iacopo da Lentini.
     In questo periodo molti furono i contatti tra letterati toscani  e siciliani, anche  a causa della lotta tra guelfi  e ghibellini. Le due lingue, toscano e siciliano, anche per l'uso di parole con vocali finali, appaiono le migliori per la produzione poetica.
Morto Federico II, purtroppo, tale scuola ebbe fine. Pochissimo ci rimane della sua produzione poetica.
     L'XI e il XII secolo, pur contrassegnati da un grande fervore culturale non videro un altrettanto sviluppo della nuova lingua.  Questa esperienza fu superata dal "DOLCE STIL NOVO" che nacque con Guido Guinizzelli, Bolognese, e avrà poi grandi continuatori Toscani quali Guido Cavalcanti  e il grande Dante Alighieri. Il dolce stil novo rappresentò una maturazione della poesia amorosa della scuola siciliana con un approfondimento psicologico  e un affinamento dei mezzi espressivi.
Ma qui la preistoria finisce.

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