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PREVENZIONE E TECNICHE D’INDAGINE
1. Le lesioni anatomiche, una volta instauratesi, sono difficilmente reversibili e curabili, in quanto il tessuto retinico è simile al tessuto nervoso e difficilmente si rigenera.
2. Inoltre tali tecniche non consentono l’esplorazione delle parti dietro la papilla (testa del nervo ottico) e di tutte le retrostanti vie ottiche di trasmissione, sino alla corteccia cerebrale.
La domanda che ci dobbiamo porre è allora la seguente: è possibile prevedere il danno anatomico, per poterlo prevenire?
Il danno anatomico è preceduto da un danno funzionale; per cui un fotorecettore (che può essere o un cono o un bastoncello e rappresenta la pellicola della macchina fotografica occhio) riduce la propria capacità di trasformare uno stimolo luminoso in un segnale elettrochimico, che è alla base della visione.
La risposta, allora, alla nostra domanda risiede nella capacità di realizzare indagini funzionali in grado di misurare i valori soglia dei vari elementi costitutivi del sistema visivo e confrontarli con relativi valori standard. In questo tipo di indagini, gli esami elettrofunzionali hanno acquistato un ruolo sempre più importante, con il rapido avanzare della tecnologia. Essi studiano i potenziali bioelettrici generati dalle cellule nervose, nel momento in cui esse vengono sollecitate da uno stimolo luminoso. Se in vitro (in laboratorio) questo esame è facile, in vivo comincia ad essere complesso. Se noi vogliamo indagare la singola cellula (in vitro), poniamo dei microelettrodi, la stimoliamo e registriamo la risposta (PEV): Se in vivo, gli elettrodi vanno posti lontano e la risposta è di tipo massivo disturbata. Altra limitazione a questa indagine è l’alto costo dell’attrezzatura.
DIAGNOSI VERAMENTE PRECOCE viene offerta dalla moderna ELETTROFISIOLOGIA DINAMICA.