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ALIMENTAZIONE  1 | 2 |  3 |

L'alimentazione variava a seconda delle occorrenze. Per il cenone di Natale era d'obbligo mangiare tredici cibi diversi:. Tra le specialità natalizie " 'i zzìppuli, frittelle lunghe e soffici con dentro un pezzetto d'acciuga; i "sammartìni" dolci fatti di pasta frolla ripieni di uva passa, noci, mandorle, miele, vino cotto, cannella e altri aromi; "i passulati", dolci duri di forma allungata fatti di uva passa cotti nel forno su foglie d'arancio o di limone; " 'i nocatuli" che si componevano di uova , zucchero e lievito; "a pignolata" stesso impasto dei "nocatuli", fatti  a cubetti, mescolati in una padella con miele ben caldo, perchè legassero; "'u turruni", che si faceva con mandorle tostate, miele, zucchero caramellato e si rivestiva di "annàspru" (gr. àspros "bianco"), preparato con bianco d'uovo, zucchero e limone. Per tutto il periodo della Quaresima nessuno mangiava carne e di venerdì digiunava. Sabato Santo quando suonava il Gloria, si iniziava a consumare il salame e si mangiavano le tradizionali "gute", specie di ciambelle con sopra delle uova, che venivano cotte nel forno in occasione della Pasqua(vd.foto). Nel mese di Gennaio o di Febbraio si uccideva il maiale. Animale prezioso in quanto forniva il companatico alla famiglia per un anno intero. ( "Cu si marita è cuntentu nu jòrnu, cu ammazza 'u porcu è cuntentu n'annu" ). Con la sua carne si preparavano "sarzìzzi, supprezzàti, capicòllhi, bucculàri, lardu, frìttuli". L'importanza del maiale è attestata già dagli antichi Romani, che facevano largo uso di lardol salsicce di ogi tipo e prosciutti. Scrive Plinio: "Nessun animale fornisce più alimenti alla gola: la sua carne, fornisce più di 50 sapori, quella degli altri animali uno" (Naturalis Historia, 8-209, a cura di G:B: Conte; Einaudi, Torino, 1987-88, vol. III).  Tra le specialità meritano di essere ricordati i pomodori secchi farciti di olive, capperi, aglio, basilico e conservati sott'olio. I pregiati fichi secchi imbottiti con mandorle, noci, scorza di limone o di cedro, erano conosciuti e apprezzati anche dai forestieri. Per l'abbondante produzione di fichi e per l'abilità nel confezionarli, gli Ardoresi erano ( e sono tuttora ) soprannominati "jaccafica", cioè "spaccafichi".

a guta   

 

fichi confezionati a forma di "tavuleri" e di "pupa"

altre confezioni, la prima è la tipica "schjocca"

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