LE NOSTRE RADICI
ARDORE 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |
LA PORTA DEL "DONGIONE"
Le incursioni dei Saraceni che devastarono
Reggio nell'812, e per quasi un millennio le invasioni degli Arabi, logorarono
le terre calabre, accentuando la fuga delle popolazioni costiere verso
l'interno, che era iniziata nel periodo della dominazione romana.
I borghi
collinari, Ardore compreso, si munirono di valide fortificazioni mediante
bastioni, torri e mura di cinta, chiudendosi ognuno in se, lontano dalle
principali vie di comunicazione.
E, come era avvenuto sotto i Romani, anche ora
la storia andava a ritroso, in quanto si abbandonavano i commerci e si
riducevano le aree destinate all'agricoltura, con conseguente incremento della
pastorizia.
Nei primi decenni del sec. XII, nel regno di Napoli, a
causa delle frequenti incursioni dei saraceni, fu disposta l'organizzazione di
una difesa, affidata in gran parte all'iniziativa dei sudditi più esposti,
perchè vicini alle coste.
Gli ordini del governo erano precisi: bisognava difendersi mediante
fortificazioni e l'armamento individuale dei cittadini idonei, Perciò, furono
formate squadre di difesa, con il compito di accorrere laddove si fosse
presentato il pericolo. Per motivi di sicurezza gli abitanti dei casali,
piccole terre sfornite di mura, si trasferirono nelle terre murate o nei paesi
fortificati.
Nasceva così, anche per la baronia di Ardore l'obbligo di
fortificare la terra. Ma, poiché la corte baronale di Ardore risiedeva a San
Nicola dei Canali, terra non idonea a fortificazioni del genere, si rese
necessario trovare una sede più adatta. Fu effettuato il trasferimento ad
Ardore, dove si gettarono le fondamenta del castello e si eressero la prima
cerchia di mura ed i bastioni. Risale appunto a quest'epoca la costruzione
della porta d'ingresso al paese, sul lato Sud-Est, rivolta verso il mare e
posta tra due cortine, dalle mura poderose, veramente inespugnabile. Vi si
accedeva mediante un ponte, prima di legno, poi in muratura, che si presume
fosse in origine un ponte levatoio. Per la sua caratteristica di fortezza più
che di porta, dai cittadini veniva chiamata "Dongione" (fr. donjon,
dal lat. *dominio-onis "palazzo della signoria").
Purtroppo subì
una prima menomazione nel 1867, per la demolizione del torrione che la
sovrastava per ordine del prefetto conte Cesare Bardesono, allorché il paese
fu occupato militarmente dal maggiore Castaldini, in seguito all'insurrezione
popolare del 4 e 5 settembre dello stesso anno.
Molto tempo dopo la
porta fu demolita quasi completamente, per consentire l'apertura di una strada
di accesso al paese.
"Lamìa" della porta con la scalinata realizzata nei primi anni '50, a posto dell'antica strada. |
La porta oggi: demolita la scala per realizzare la variante della strada provinciale. |
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