LE NOSTRE RADICI
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IL PERIODO BIZANTINO 2
Questo disinteresse contribuì non poco alla
distruzione di un patrimonio d'arte e di storia di rilevanza fondamentale
per la conoscenza della Calabria, disinteresse che, sorprendentemente, manifesta
anche un grande storico dell'arte, Bernard Berenson, che, percorrendo la
Calabria nel 1955, dichiara di preferire la "classica severità"
della regione, mentre gli "avanzi bizantini" di
Rossano, ad eccezione della chiesa di San Martino e del Codex
purpureus "non suscitano vero interesse in un dilettante della mia
specie" (Ritorno in Calabria, in "Corriere della Sera",
18 ottobre 1955; cfr. P. ORSI, Le chiese basiliane della Calabria,
cit., p. XV).
Negli ultimi decenni gli studi sulla civiltà bizantina
hanno avuto un'eccezionale fioritura. Un contributo notevole agli studi
sta portando Domenico Minuto, instancabile nel percorrere a piedi i
sentieri più impervi alla ricerca dei siti dove la civiltà bizantina ha
lasciato nei secoli le sue tracce. Altrettanto importanti le ricerche
condotte da Mons. Vincenzo Nadile.
Il mondo bizantino, che nel sottofondo delle coscienze
non ha mai cessato di vivere, soprattutto nel culto dei santi italo-greci,
studiati con passione e grande rigore da Minuto, di recente ha avuto una
significativa reviviscenza con l'accoglienza data ai monaci del Monte
Athos a cui è stata consegnata la chiesetta di S. Giovannello di Gerace e
il monastero di S. Giovanni Theresti (gr. theristès, il
mietitore) di Bivongi con grande disponibilità da parte della Chiesa
locale e delle autorità civili.
Codex purpureus di Rossano, sec. VI.
Le vergini accorte e le vergini spensierate.Codex purpureus di Rossano, sec. VI.
L'ingresso di Gesù in Gerusalemme
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