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IL SENSO FATATO (di Roberto POLITO)

Recensione di Bruna FILIPPONE

“La terra bagnata,/  le mani di fango,/ il cuore affannato,/ profumi di fiori,/ di piante,/ di prati,/ di spiagge stregate./ Ricordi di un bimbo di sempre./ Colori che aiutano a vivere i giorni veloci del tempo . . .”

POESIA da poiein, “creare”.  Creare . . . per ritrovare l’incanto fatato di mille momenti . . . POESIA . . .  isola per sognare, invito al viaggio, ritorno agli affetti, orazione, presenza magica, sublimazione, esperienza, libertà, logos, ritorno all’infanzia, linguaggio primitivo . . .

Poesia fantastica quella di Roberto POLITO, lirica, sognante, che spesso affonda le sue radici nei lunghi corridoi della mente e dell’anima, intrecciandosi tra sogno e sofferenza interiore dove però sprigionano effetti prodigiosi e riflessioni della vita intesa come ricerca, nostalgia, ricordo . . .

Dice il poeta : “ Talvolta succede che, spinto da una forza arcana, sento una necessità irresistibile a scrivere. Vado alla ricerca d’una penna, d’un foglio . . . So solo che ho qualcosa dentro di indefinito, poco alla volta dalla punta della penna . . . nasce un qualcosa . . .”

Ma cos’è scrivere . . . scrivere, a mio vedere, non è solo moto del cuore . . . : scrivere è impegno, fatica, tensione, amore, dolore. E’ un viaggio lungo che avviene quasi sempre di notte, perché nella [notte] c’è una forza misteriosa che allontana dalla realtà: “Forse perché della fatal quiete tu sei l’imago, a me sì cara vieni, o sera.”

Il silenzio, il senso della solitudine danno una energia insospettabile. I dolori dell’anima si quietano . . .

Il silenzio della notte concentra le cose del cuore e della mente e allora le dita scorrono, scorrono con la pena sulla carta. Lo scrivere è fatto di frammenti, di ricordi, di pensieri . . .  è un procedere di piccole cose, così, com’è il piacere della vita!

Una cosa è vera: il poeta non è mai una persona completamente felice. La felicità è appagamento, è meta raggiunta, è conquista definitiva, è spiritualità sopita.

Il poeta può raggiungere, forse, la serenità, che è una sorta di “oasi” intellettuale, dove una più profonda conoscenza di se stessi  aiuta a comprendere meglio i valori universali di tutto ciò che è bello, di tutto ciò che è fonte d’appagamento.

La poesia è, in parte, poesia della malinconia dolce, della solitudine voluta, dei ricordi della nostalgia.

Poesia quella di POLITO, poesia di FEDE: “E’ Natale, su partiamo, torniamo alla casa del Padre! … A quel bimbo che guarda solenne . . . a quel grande che venne  a destare nel cuor duro dell’uomo l’amore!”

Poesia, quella di POLITO, che nasce dalla fede, perché chi crede, e più uno crede, più “canta”.

Io credo che non esista un poeta senza “fede”, qualunque essa sia.

“Qualunque essa sia”, lo dice Leopardi nello ZIBALDONE . . . perché c’è chi si ferma all’apparenza delle cose, e c’è chi invece si cala al di là dell’apparenza e va al contenuto delle cose, calandosi nel mistero delle cose.

Ecco, la POESIA è proprio un affacciarsi sul mistero delle cose; perciò non ci può essere poesia senza fede; beninteso, una qualsivoglia fede in qualcuno o in qualcosa; perché poesia e fede procedono per vie analoghe: quelle del cuore e della fantasia.

POESIA QUINDI E’ FEDE E ANCHE IMPEGNO CIVILE, PERCHE’ TUTTO E’ POLITICA (politica intesa come senso degli altri, per gli altri); allora si può dire che si fa politica anche quando si prega; quando si fa silenzio, quando ci si associa o ci si dissocia, si fa sempre una scelta che è una scelta storica, una scelta calata nella realtà dell’esistenza, quindi dentro la polis, quindi sempre su un livello di fede, su un livello d’impegno politico.

“ORMAI NON TORNANO PIU’ I GIORNI LONTANI/ DEL BIMBO CHE PRESSO LA NONNA/ GIOCAVA  A FARE IL SOLDATO/ IL GENERALE/ IL RE/ IL CAPO DI TUTTI/ … OH DOLCE BRACIERE/OH VECCHIE AMICHE DELLA NONNA MALATA/. . . VOI PARLAVATE . . . E CHIACCHIERE . . . E CHIACCHIERE . . .E DISPUTE, LAZZI, VECCHI PROVERBI RIEMPIVANO TUTTA LA STANZA . . .”

LA SUA POESIA E’ UN VIAGIO NEL TEMPO!

Il “tempo” che contiene la vita e la memoria e . . . le memorie . . .

Ecco il “senso fatato” . . . la magia si compie . . . sembra quasi di sentire le voci dipingere i personaggi che si guardano, parlano, si cercano tra i filamenti delle stagioni, come se dovessero puntualizzare un gesto, una frase, un “cenno”, nella sacralità del tempo.

E così, scorrendo le pagine, leggendo, indugiando, ci si accorge che Roberto POLITO ci porta sempre più “dentro il viaggio” con le immagini, la parola, la tensione, l’emozione, il sussurro, la malinconia, tutto in un disegno poetico dentro il quale il linguaggio si fa vita.

Poesia che viaggia, che si muove nel rapporto dialogico fra terra – infanzia – madre – sogno.

LA POESIA DEL RITORNO: la terra, “OI NOSTOI” (dicevano i greci il rimpossessarsi delle origini, il legare se stessi alle radici e all’infanzia e dall’infanzia alla voce della madre).

“VORREI RIFARE LA MIA VITA/ I GIORNI DELL’INFANZIA, /STARTI VICINO MAMMA/ SENTIRE LA TUA VOCE/MENTRE MI RIMBOCCHI LE COPERTE/ … ERI LA QUERCIA CHE MI DAVA FORZA/ ERI IL SOSTEGNO . . ./ VORREI RIFARE LA MIA VITA/ PER ACCOMPAGNARTI,/COCCOLARTI . . ./ COME ORA CHE VACILLI/COME ORA CHE NON SENTI/ COME ORA CHE NON VEDI,/ MIA BAMBINA ,MIA MAMMA …”

Poesia che diventa magia della parola, fascino, poesia che diventa “tela del sogno”, contemplazione: la parola come logos, cioè discorso, pensiero, suono, essenza,tutto.

Tutto: anche l’AMORE!

UN MORSO: SENTO LE CARNI ARDENTI SANGUE SPRIZZANTE . . . ANIMA MIA . . . UNO IL PENSIERO, UNA LA CARNE E IL SANGUE.

Misteriosa inquietudine . . . quando si sente la straordinaria urgenza di dissolvere la propria individualità in quella dell’altro. EROS inteso come libera manifestazione di corporeità e tensione profonda. AMORE che diventa flusso, fluido che scaturisce con continuità, come una fonte, una emanazione, una irradiazione psichica, una corrente . . .

L’amore, la casa, la famiglia, l’amicizia; ci si accorge che ogni cosa diventa immagine” . . . tante immagini . . . spazi ricchi di colori, di luci, di malinconia.

Spazi che sono passaggi di stagioni . . .

“Stagioni”, che sono il cuore della memoria: un canto tutto racchiuso nella conchiglia del tempo, dove ogni parola è magia e ogni immagine è incastonata nel tempo . . .

“TUFFATA NEL FREDDO E’ LA’, SOLA, LA CASA, POPOLATA D’OMBRE . . . SI, E’ FREDDA ORA LA CASA A NATALE, SONO DESERTI I TAVOLI, NE’ LIQUORI, NE’ SAMMARTINI, NE’ NOCATOLE . . . SOLO OMBRE . . . POPOLANO OGGI LA MIA CASA FREDDA, A NATALE . . . “

E il viaggio continua tra parola  e tempo.

RICERCA DELLA NOSTALGIA.

Tutto ciò è anche “ritorno”, “ritornare” fino all’infanzia. Ed è bello, perché i nostri cuori hanno smesso di catturare la fantasia  e il sogno  e percorrono i viali della notte. Presi  catturati dai MEDIA, abbiamo perso il senso della bellezza e della parola, del silenzio . . .

Meravigliosi silenzi ci fa rivivere POLITO nei percorsi dei ricordi, nel sogno, nella memoria, nel tempo . . .

 

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