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ALIMENTAZIONE  1 | 2 |  3 |

Le abitudini alimentari erano assai diverse da quelle odierne. L'alimentazione, semplice e insufficiente, si basava sui prodotti che la terra offriva. Se una brutta stagione, però, rovinava il raccolto, si profilava lo spettro della fame. Durante la giornata si consumavano generalmente tre pasti. Al mattino si consumava una colazione frugale detta "morzèllhu", che deriva probabilmente dallo spagnolo "almuerso", primo pasto della giornata. Il pranzo era quasi sempre una seconda colazione ed era tanto frugale, che si consumava spesso in piedi. Si mangiava con le mani in un unico piatto di creta e le dita venivano pulite di tanto in tanto con pezzetti di pane. [L'abitudine di mangiare con le mani è assai antica. Ovidio ammonisce di prendere poco cibo per volta senza sporcarsi: "Prendi in punta di dita le vivande, è un'arte pure questa che vuol garbo. Non ungerti la faccia con le mani"]. Il pranzo principale era quello della sera, al ritorno dal lavoro dei campi, quando alla luce incerta del lume ad olio, si consumavano i consueti cibi. Cibi quotidiani di gran parte della popolazione erano le erbe di campo e i legumi cucinati sul fuoco in recipienti di terracotta ("pignàtu", "pighatèllhu", pizzunettu"). [Gli agricoltori antichi non conoscevano i grandi aratri a motore, capaci di rovesciare la terra in profondità, tanto da seppellire i preziosi strati superficiali del terreno, ricchi di "humus", che è frutto del trasformarsi marcendo delle foglie, delle erbe e delle stoppie, nonché dell'instancabile lavorio di batteri aerobi e anaerobi, che gli antichi sapevano sfruttare mediante la pratica del sovescio (di lupini, fave, cicerchie o altro). Non avevano necessità di concimi artificiali, perchè bovini, equini e animali da cortile ne fornivano in abbondanza. E quando mangiavano la frutta non dovevano preoccuparsi delle bucce, e non solo delle bucce, avvelenate da pesticidi e insetticidi con la buona intenzione di preservarle in pianta o nei grandi frigoriferi. Genuini erano pertanto, i prodotti della terra di cui si nutrivano, comprese le erbe selvatiche, che abbondavano sia nei prati che nei campi coltivati di grano, di altri cereali, di legumi].   Le erbe che generalmente si consumavano erano: "cicoria comune", "ùkhandi", "crapellhìne", "marullhàci", "zukhi", "barba i previti", "pedi i corvu", "sculìmbri "vd. ft., "cavulucci", "arzàni", "sinàpi", "catanzarìsi", "erba grassa", "gattùzzi", "finòcchju servàticu", "paparìna", "cicòriu i margiu", "annìti" vd. ft., "amarèllhi", "zirzùgghja"vd. ft., "vurraini"vd. ft., "cardùni". Si faceva, quindi, uso di ogni erba commestibile.Quando alcune di queste erbe erano cotte assieme, si aveva la "minestra maritata". Particolarmente ricercati erano "'i sculìmbri" (gr. volg. skolymbrion "specie di cardo mangereccio di cui si consumava solo il gambo, sfogliato con un colpo deciso della mano, cotto assieme ai fagioli").  La carne, specie ovini e caprini, si mangiava nelle grandi occasioni. Largo era l'impiego dei legumi, che nella dieta dei poveri sostituivano la carne. Si consumavano fagioli, lenticchie, piselli, fave, ceci, cicerchia.  continua pag 2

sculimbriu vurraina zirzugghju annita

sculimbriu a

vurraini b

zirzugghju c

annita d

  1. specie di cardo commestibile.

  2. borragine.

  3. specie di ruchetta selvatica.

  4. specie di carota selvatica, il cui fiore fa un nido.

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